“La salute sessuale e riproduttiva rappresenta un diritto umano fondamentale: é compito delle Istituzioni tutelarlo e preservarlo. Nel nostro Paese manca ancora un programma organico e strutturato di educazione all’affettività e alla sessualità: una lacuna che “spiega” perché l’Italia sia in fondo alla classifica europea per l’uso dei contraccettivi, perché ancora moltissime delle donne italiane under 25 (42%) non utilizzino alcun metodo contraccettivo durante la prima esperienza sessuale e perché continuino ad aumentare esponenzialmente i casi di malattie a trasmissione sessuale con la ricomparsa di patologie del passato come sifilide e gonorrea. In tema di contraccezione l’Europa presenta un panorama estremamente disomogeneo: se Francia, Regno Unito e Belgio sono primi perché forniscono informazioni anche grazie a siti web supportati dal governo o garantiscono una rimborsabilità dei mezzi contraccettivi (compresi quelli a lungo termine), l’Italia appare invece ferma. È importante che le donne, ma anche gli uomini, comprendano che la contraccezione deve essere invece considerata un progetto, volto a proteggere la propria salute e fertilità, vivendo in pienezza e sicurezza la propria sessualità”.
È quanto afferma la Sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, intervenuta il 28 febbraio scorso alla presentazione dell’Atlas italiano sull’accesso alla contraccezione. Condotta e coordinata da AIDOS – Associazione italiana donne per lo sviluppo e la RETE PRO CHOICE – Rete italiana contraccezione e aborto, la ricerca è stata presentata presso la Casa Internazionale delle donne.
Su 45 paesi dell’Europa geografica, presi in esame dal Contraception Atlas 2019, l’Italia occupa il 26° posto nella classifica.
Secondo Zampa, “i dati presentati denunciano con forza la necessità di costruire, attraverso attività di educazione e informazione, una cultura contraccettiva che in Italia fatica a consolidarsi per il persistere di numerose ragioni sia di carattere culturale che di organizzazione dei servizi’’.
In Italia esistono gli strumenti normativi per tutelare e assicurare l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, ma siamo distanti da un loro pieno utilizzo.
“La legge 405 del 1975 favorisce un accesso gratuito alla contraccezione prevedendolo formalmente ma è noto che esso non è garantito allo stesso modo sul territorio nazionale. Contrariamente a quanto dice la legge, infatti, nella maggior parte dei consultori italiani la contraccezione è completamente a carico dell’utente. Il numero di Consultori Familiari che riferisce di offrire gratuitamente i contraccettivi è molto basso. In quelli del Nord l’offerta gratuita è più frequentemente riservata ai giovani, mentre in quelli del Centro è generalmente rivolta a tutta l’utenza senza alcun criterio selettivo. In riferimento alla gratuità delle prestazioni in questi servizi, cinque Regioni (Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) prevedono il pagamento di un ticket per la contraccezione short e long acting”.
Solo alcune regioni italiane, come ad esempio la Puglia, l’Emilia Romagna, la Lombardia e la Toscana, hanno attualmente deliberato la contraccezione gratuita con agevolazioni per alcune categorie di utenza, come i giovani sotto i 26 anni o le donne con codice di esenzione E02 e E99 nel post Interruzione volontaria di gravidanza e nel post partum.
Soprattutto, ha ricordato la Sottosegretaria Zampa, il problema più stringente è rappresentato dalla scarsità di Consultori familiari sul territorio nazionale, dalla loro diversa ed eterogenea organizzazione e dalla disomogenea offerta di servizi prestati.
“Pur nelle difficoltà operative, il valore strategico che storicamente è sempre stato riconosciuto ai consultori familiari è dimostrato dalle linee di indirizzo, di riqualificazione e di rilancio che il Ministero della Salute ha prodotto negli anni e va valorizzato’’.
Al termine del suo intervento la Sottosegretaria Zampa ha indicato alcuni passi necessari da compiere: garantire una maggiore capillarità dei consultori sul territorio nazionale; incentivare il ruolo, la conoscenza, il coordinamento dei consultori familiari prevedendo una specifica formazione del personale che vi opera, con una particolare attenzione all’utenza diversificata e alla presenza di donne e giovani straniere; prevedere un costante monitoraggio dell’adeguatezza del tipo di assistenza fornito nei consultori; veicolare un’informazione corretta; favorire la creazione di punti informativi per giovani; prevedere stanziamenti adeguati e permanenti da destinare ai consultori per garantire l’offerta gratuita dei servizi multidisciplinari inclusa quella dei contraccettivi.